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86 I Vicerè

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Vicerè.djvu{{padleft:88|3|0]]dava egualmente divisa fra tutti i figli: «S’ha da fare così per forza, perchè è scritto nella legge: perciò questa parte si chiama legittima....» E Lucrezia l’ascoltava a bocca aperta, cercando di comprendere. Ella comprendeva più facilmente le adulazioni della cameriera che trovava recondite bellezze nella persona della padroncina, quando la vestiva o la pettinava: «Com’è ben formata Vostra Eccellenza!... Sembra una palma!... E queste treccie! Corde di bastimento!» Poi concludeva: «Ha da trovarsi uno che se la godrà!...»

Così accadde che, quando i Giulente vennero a star di casa dirimpetto al palazzo dei Francalanza, donna Vanna disse alla signorina: «Vostra Eccellenza ha visto il signorino Benedetto? Guardi che bel ragazzo!» Ella si mise a osservarlo dalla finestra, e fu del parere della cameriera. «Vostra Eccellenza non s’è accorta come la guarda?» Lucrezia si fece rossa più d’un papavero, e da quel giorno i suoi occhi andarono spesso al balcone del giovanotto. Però, finchè la principessa ebbe buona salute, la cosa non uscì da questi termini e nessuno la sospettò. Un brutto giorno donna Teresa, già malandata, si svegliò con un doloretto al fianco, del quale sulle prime non si curò, ma che un anno dopo doveva condurla al sepolcro. Quando la malattia della padrona aggravossi, e specialmente quando, per mutar d’aria, ella se ne andò al Belvedere, sola, giacchè Raimondo, il beniamino, stava a Firenze e gli altri figliuoli erano qual più qual meno tutti aborriti, allora, più libera, donna Vanna favorì meglio l’amore della signorina; parlò al giovanotto, portò da una parte all’altra dapprima saluti, poi ambasciate e finalmente biglietti. In famiglia se ne accorsero, e tutti si scatenarono contro Lucrezia.

I Giulente, venuti circa un secolo addietro a Catania da Siracusa, appartenevano a una casta equivoca, non più «mezzo ceto» cioè borghesia, ma non ancora nobiltà vera e propria. Nobili si credevano e si vantavano; ma questa loro persuasione non riuscivano a trasfondere negli altri. Da parecchie generazioni s’erano venuti imparen-

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