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capitolo iii. 63

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I promessi sposi (1840).djvu{{padleft:69|3|0]]Partito fra Galdino, “tutte quelle noci!” esclamò Agnese: “in quest’anno!”

“Mamma, perdonatemi,” rispose Lucia; “ma, se avessimo fatta un’elemosina come gli altri, fra Galdino avrebbe dovuto girare ancora, Dio, sa quanto, prima d’aver la bisaccia piena; Dio sa quando sarebbe tornato al convento; e, con le ciarle che avrebbe fatte e sentite, Dio sa se gli sarebbe rimasto in mente...”

“Hai pensato bene; e poi è tutta carità che porta sempre buon frutto,” disse Agnese, la quale, co’ suoi difettucci, era una gran buona donna, e si sarebbe, come si dice, buttata nel fuoco per quell’unica figlia, in cui aveva riposta tutta la sua compiacenza.

In questa, arrivò Renzo, ed entrando con un volto dispettoso insieme e mortificato, gettò i capponi sur una tavola; e fu questa l’ultima trista vicenda delle povere bestie, per quel giorno.



“Bel parere che m’avete dato!” disse ad Agnese. “M’avete mandato da un buon galantuomo, da uno che aiuta veramente i poverelli!” E raccontò il suo abboccamento col dottore. La donna, stupefatta di così trista riuscita, voleva mettersi a dimostrare che il parere però era buono, e che Renzo non doveva aver saputo far la cosa come andava fatta;

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