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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I quattro libri dell'architettura.djvu{{padleft:109|3|0]]le per l’inverno a meriggio e ponente, e siano piuttosto piccole che altrimenti; perciocchè nell’estate noi cerchiamo l’ombre ed i venti, e nell’inverno i Soli, e le piccole stanze si scalderanno più facilmente che le grandi. Ma quelle, delle quali vorremo servirci la primavera e l’autunno, saranno volte all’oriente, e riguarderanno sopra giardini e verdure. A questa medesima parte saranno anche gli studj o librarie, perchè la mattina, più che d’altro tempo, si adoprano. Ma le stanze grandi con le mediocri, e queste con le piccole devono essere in maniera compartite, che (come ho detto altrove) una parte della fabbrica corrisponda all’altra, e così tutto il corpo dell’edificio abbia in se una certa convenienza di membri, che lo renda tutto bello e grazioso. Ma perchè nelle città quasi sempre, o i muri dei vicini, o le strade e le piazze pubbliche assegnano certi termini, oltre i quali non si può l’Architetto estendere, fa di bisogno accomodarsi secondo l’occasione de’ siti, al che daranno gran lume (se non m’inganno) le piante e gli alzati che seguono, i quali serviranno per esempio delle cose dette ancora nel passato Libro.

CAPITOLO III.

Dei Disegni delle Case della Città.


I

O mi rendo sicuro, che appresso coloro che vederanno le sottoposte Fabbriche, e conoscono quanto sia difficil cosa l’introdurre un’usanza nuova, massimamente di fabbricare, della qual professione ciascuno si persuade saperne la parte sua, io sarò tenuto molto avventurato, avendo ritrovato Gentiluomini di così nobile e generoso animo, ed eccellente giudizio, che abbiano creduto alla mie ragioni, e si siano partiti da quella invecchiata usanza di fabbricare senza grazia e senza bellezza alcuna; ed in vero io non posso se non sommamente ringraziare Iddio (come in tutte le nostre azioni si dee fare) che mi abbia prestato tanto del suo favore, che io abbia potuto praticare molte di quelle cose, le quali con mie grandissime fatiche per i lunghi viaggi che ho fatto, e con molto mio studio ho apprese. E perchè sebbene alcune delle fabbriche disegnate non sono del tutto finite, si può nondimeno da quel che è fatto comprendere qual debba esser l’opera finita che ella sia. Ho posto a ciascuna il nome dell’Edificatore, ed il luogo dove sono, affinchè ciascuno, volendo, possa vedere in effetto come esse riescano. Ed in questa parte sarà avvertito il lettore, che nel porre i detti disegni, io non ho avuto rispetto nè a gradi, nè alle dignità dei Gentiluomini che si nomineranno, ma gli ho posti nel luogo che mi è venuto meglio, benchè tutti siano onoratissimi.

Ma veniamo ormai alle Fabbriche delle quali la sottoposta è in Udine metropoli del Friuli, ed è stata edificata dai fondamenti dal Sig. Floriano Antonini gentiluomo di quella città. Il primo ordine della facciata è di opera rustica, le colonne della facciata dell’entrata e della loggia di dietro sono di ordine Jonico. Le prime stanze sono in volto; le maggiori hanno l’altezza dei volti secondo il primo modo posta di sopra dell’altezza dei volti nei luoghi più lunghi che larghi. Le stanze di sopra sono in solaro, e tanto maggiori di quelle di sotto, quanto importano le contratture o diminuzioni dei muri, e hanno i solari alti quanto sono larghe. Sopra queste vi sono altre stanze, le quali possono servire per granajo. La sala arriva con la sua altezza sotto il tetto.

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