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CAPITOLO I.

Delle Vie.

DEBBONO le Vie esser corte, comode, sicure, dilettevoli e belle: si faranno curte e comode se si tireranno diritte e se si faranno ampie, onde i carri, ed i giumenti incontrandosi, non si impediscano l’un l’altro; e però fu appresso gli Antichi per legge statuito, che le vie non fossero meno larghe di otto piedi, ove andavano diritte; ne meno di sedici, dove andavano piegate e torte: saranno oltre di ciò comode se si faranno tutte uguali; cioè non vi siano alcuni luoghi, ne’ quali non si possa facilmente andar con gli eserciti e se non saranno impedite da acque, over da fiumi: onde si legge che Traiano Imperadore, avendo rispetto a queste due qualità, che necessariamente si ricercano nelle uie, quando ristaurò la celebratissima via Appia, la quale era stata in molte parti guastata dal Tempo; asciugò i luoghi paludosi, abbassò i monti, pareggiò le ualli e facendo dove bisognava, ponti, ridusse l’andar per essa molto facile ed espedito. Saranno sicure, se si faranno per i colli, ovvero se, dovendosi far per i campi, secondo il costume antico si farà un’argine, sopra il quale si camini; e se non averanno appresso luoghi, ne’ quali comodamente i ladri e gli inimici si possano nascondere; perciocchè i peregrini e gli eserciti in tali strade possono guardarsi da torno e facilmente discoprire se fosse loro tesa alcuna insidia. Quelle vie che hanno le tre già dette qualità, sono ancora necessariamente belle e dilettevoli a i uiandanti. perciocchè fuori della Città per la drittezza loro; per la comodità, che apportano; e per il potersi in quelle guardar da lungi

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