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CAPITOLO XVI.

Di un altro Ponte di mia invenzione.


R

Icercato da alcuni Gentil’uomini del parer mio circa un Ponte, ch’essi disegnavano fare di pietra; feci loro la sottoposta invenzione. Il fiume nel luogo, ove si doveva fare il Ponte; è largo cento e ottanta piedi. Io divideva tutta questa larghezza in tre vani, e faceva quel di mezzo largo sessanta piedi; e gli altri due, quarantotto l’uno. I pilastri, che reggono i volti; venivano di grossezza di dodici piedi; e così erano grossi per la quinta parte del vano di mezzo e per la quarta de’ vani minori: io alterava in loro alquanto le misure ordinarie facendoli molto grossi; e che uscissero fuori del vivo della larghezza del Ponte; perchè meglio potessero resistere all’impeto del fiume, il quale è velocissimo; ed alle pietre, ed a i legnami, che da quello sono portati all’ingiù. I volti sarebbero stati di porzione di cerchio minore del mezzo circolo; acciocchè la salita del ponte fosse stata facile e piana. Io faceva il modano degli archi per la decimasettima parte della luce dell’arco di mezzo e per la quartadecima della luce degli altri due. Si avrebbe questo ponte potuto ornare con nicchi al diritto dei pilastri, e con statue e vi sarebbe stata bene a lungo i suoi lati una cornice; il che si vede che fecero alcuna volta ancora gli Antichi, come nel ponte di Rimini ordinato da Augusto Cesare, i cui disegni sono stati posti di sopra.

AÈ la superficie dell’acqua.
BÈ il fondo del fiume.
CSono le pietre, che sportano in fuori per l’uso sopradetto.
DÈ la scala di settanta piedi con la quale è misurata tutta l’opera.
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