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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I quattro libri dell'architettura.djvu{{padleft:76|3|0]]qualche gran carico è posto, si schizzino, posero sotto le colonne le Basi, le quali con quei loro Bastoni e Cavetti paiono per lo soprapposto peso schizzarsi: così anco nelle cornici introdussero i Triglifi, i Modiglioni, ed i Dentelli, i quali rappresentassero le teste di quelle travi, che nei palchi e per sostentamento dei coperti si pongono. L’istesso in ciascun’altra parte si conoscerà, se vi si ponerà considerazione; il che così essendo, non si può se non biasimare quella maniera di fabbricare, la quale partendosi da quello, che la Natura delle cose ci insegna e da quella semplicità, che nelle cose da lei create si scorge, quasi un’altra natura facendosi, si parte dal vero, buono e bel modo di fabbricare. Per la qual cosa non si dovrà in vece di colonne, o di pilastri, che abbiano a sostener qualche peso, poner cartelle, le quali si dicono cartocci, che sono certi involgimenti i quali agli intelligenti fanno bruttissima vista, ed a quelli che non se ne intendono apportano piuttosto confusione che piacere, nè altro effetto producono, se non che accrescono spesa a gli edificatori. Medesimamente non si farà nascer fuori dalle cornici alcuni di questi cartocci: perciocchè essendo di bisogno, che tutte le parti della cornice a qualche effetto siano fatte e siano come dimostratrici di quello, che si vederebbe, quando l’opera fosse di legname; ed oltre a ciò essendo convenevole che a sostentare un carico si richiegga una cosa dura, ed atta a resistere al peso, non è dubbio che questi tali cartocci non siano del tutto superflui, perchè impossibile è che trave, o legno alcuno faccia l’effetto, che essi rappresentano; e fingendosi teneri e molli, non so con qual ragione si possano metter sotto ad una cosa dura e greve. Ma quello, che a mio parere importa molto, è l’abuso di fare i frontespizj delle porte, delle finestre e delle logge spezzati nel mezzo: conciosiachè essendo essi fatti per dimostrare, ed accusare il piovere delle fabbriche, il quale così colmo nel mezzo fecero i primi edificatori ammaestrati dalla necessità istessa; non so che cosa più contraria alla ragion naturale si possa fare, che spezzare quella parte, che è finta difendere gli abitanti e quelli, che entrano in casa, dalle piogge, dalla nevi e dalla grandine. E benchè il variare e le cose nuove a tutti debbano piacere, non si deve però far ciò contra i precetti dell’arte e contra quello, che la ragione ci dimostra: onde si vede che anco gli Antichi variarono; nè però si partirono mai da alcune regole universali e necessarie dell’Arte, come si vederà ne’ miei Libri dell’Antichità. Circa le progetture ancora delle cornici, ed altri ornamenti, è non piccolo abuso il farli che porgano molto in fuori: perciocchè quando eccedono quello, che ragionevolmente loro si conviene, oltre che se sono in luogo chiuso, lo fanno stretto e sgarbato, mettono spavento a quelli, che vi stanno sotto, perchè sempre minacciano di cascare. Ne meno si deve fuggire il fare le cornici, che alle colonne non abbiano proporzione, essendo che se sopra colonne piccole si porranno cornici grandi, o sopra colonne grandi cornici piccole, chi dubita che da tale edificio non debba causarsi bruttissimo aspetto? Oltre a ciò il fingere le colonne spezzate col far loro intorno alcuni anelli e ghirlande, che pajano tenerle unite e salde, si deve quanto si può schivare, perchè quanto più intiere e forti si dimostrano le colonne, tanto meglio paiono far l’effetto, al quale elle sono poste, che è di rendere l’opera di sopra sicura e stabile. Molti altri simili abusi potrei raccontare, come di alcuni membri, che nelle cornici si fanno senza proporzione a gli altri, i quali per quello che ho dimostrato di sopra e per li già detti si lasceranno facilmente conoscere. Resta ora che si venga alla disposizione de’ luoghi particolari e principali delle fabbriche.

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