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XXXII.

Capitolo color di rosa.

(1895-1900).

Nell’anno 1891 (se non erro) uscì fuori un grazioso libro della contessa Lara intitolato Una famiglia di topi.

Il libro, graziosissimo, ebbe largo smercio, siccome m’era piaciuto molto il titolo singolare, così mi saltò il ticchio di scriverne uno consimile, e pensai che alla letteratura amena del mio paese non dovesse nuocere Una famiglia di gatti.

Detto fatto, lo scrissi e nè cedei la proprietà letteraria alla casa Paravia.

Povera contessa Lara, mia bionda e bella ispiratrice, mia sincera e cara amica; chi avrebbe mai pensato che di lì a qualche anno ti avrebbe squarciato il petto il piombo di una rivoltella? Chi avrebbe mai pensato che tu dovessi finir, così tragicamente, tu creatura di gentilezza e di amore?

La conobbi in Firenze verso il 1883 e ne apprezzai subito l’ingegno elettissimo. Evelina Cattermole Mancini era un poeta nel vero, schietto, genuino senso della parola. Se avesse potuto condurre una vita più quiesta e le dolorose necessità dell’esistenza non l’avessero costretta a girovagare di città in città; soprattutto se il lavoro giornalistico a cui s’era ridotta

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