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XXVIII | PREFAZIONE |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Idilli di Teocrito (Romagnoli).djvu{{padleft:27|3|0]]è intagliato da poco, ed esala ancora l’odore del legno tagliato di fresco. E quando poi glie lo porge, insiste:
Eccoti il calice, amico: non senti che dolce fragranza?
Non lo diresti emerso dai puri lavacri dell’ore?
E sia ricordato, infine, il prodigioso esametro delle «Talisie»
Tutto d’Estate opulento fragrava, fragrava d’Autunno.
E talune espressioni sembrano il riflesso di una discreta ghiottoneria. Dice il capraro del primo idillio:
A te di miele, o Tirsi, la bocca leggiadra si colmi, si colmi
a te di favi: del fico soave d’Egilo
possa nutrirti.
E il pastore della serenata: Questo al cuor tuo sarà piú dolce che all’ugola il miele. E spesso e volentieri, infine, è ricordata la morbidezza dei giacigli.
Se presso me verrai, qui pelli di pecore e lane calpesterai, piú soavi del sonno.
Ed alto il mio giaciglio sarà d’un buon cubito, colmo di pulicaria sarà, d’asfodèlo, di sedano crespo.
E qui giunti,
sovra profondi letti giacemmo di morbidi giunchi,
godemmo sopra tralci di vite di fresco recisi.