< Pagina:Idilli di Teocrito (Romagnoli).djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
236 TEOCRITO

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Idilli di Teocrito (Romagnoli).djvu{{padleft:283|3|0]]

Come a Demètra, Dea possente, piacque
a un eroe soggiacer: come a Giasone,
di Creta al forte re, delle immortali
membra largí gli amabili segreti.


Sia detto senza irriverenza verso la somma Dea delle spiche: era il segreto di Pulcinella.

IV

DI PALO IN FRASCA

Del piú e del meno. È tutto un saltar di palo in frasca, un innocuo pettegolezzo su le poche vicende della vita pastorale: sul bifolco Egone, che. messo su dai malfidi consigli d’un certo Milone, s’è improvvisato atleta, ha piantate le sue greggi, e se n’è andato in Olimpia, a prender parte alle gare; su una bella ragazza dagli occhi azzurrini; su un vecchiotto che n’è follemente invaghito.

Batto è caratterizzato con gran finezza. Ha la lingua lunga, e s impaccia troppo dei fatti altrui; però, sia nell’intenerimento per le povere greggi, che languono pel desiderio del loro signore, sia negli accenti, sobrii, ma sinceri, onde rievoca la perduta Amarilli — dimostra un profondo sentimento — direi quasi moderno.

La cornice vegetale è molto ricca; e il carattere alessandrino è segnato, ma qui con effetto veramente artistico, dall’episodio della spina. Tutti ricordano il famoso «Spinario». Certo l’opera di scultura e l’opera di poesia non furono indipendenti l’una dall’altra. E secondo ogni probabilità, dovremo credere che questa sia una musicale traduzione di quella.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.