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IDILLIO II | 19 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Idilli di Teocrito (Romagnoli).djvu{{padleft:56|3|0]]19
fu la grande opra compiuta, fu paga d’entrambi la brama.
£ in nulla egli dovè lagnarsi di me, fino a ieri,
né io punto di lui. Ma giunta è quest’oggi Filist^,
ed altre cose molte mi disse, e che Delfi è invaghito.
Se poi sia questo amore di femmina o d’uomo, mi disse
che non sapea di certo; ma questo sapea: che in onore
dell’amor suo, vin pretto libava; e che infine, fuggito
era, per fargli adorna la casa — dicea — di corone.
La straniera ciò m’ha narrato. Ed è vero: ché prima
tre, quattro volte al giorno veniva a torvarmi, e sovente
a casa mia lasciare l’ampolla soleva de l’olio:
ora son dodici giorni compiuti, da che non l’ho visto.
Vero non è che qualche altro lo tiene, e di me s’è scordato?
Ora I’irretirò coi filtri; e se ancor mi dà cruccio,
batter dovrà le porte d’Averno, lo giuro a le Parche:
tali, ti dico, serbo per lui nel cestello mortali
tòssici, che mi die’, Selène, un foresto, un Assiro.
Ma tu lieta ora i tuoi puledri a l’Ocèano volgi,
ed io sopporterò, come ognor sopportai, la mia pena.
Salute a te. Selène dal fulgido aspetto! Salute,
astri, che dietro il suo carro seguite la placida notte!