< Pagina:Idilli di Teocrito (Romagnoli).djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.
38 TEOCRITO

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Idilli di Teocrito (Romagnoli).djvu{{padleft:75|3|0]]

COMATA

Quella che a me, screziata, die’ Cròchilo, quando a le Ninfe
sacrificò la capra. Tu allor ti struggevi, birbone,
tu mi facevi il malocchio; e ignudo alla fin m' hai ridotto.

LACONE


No, che il figliuol di Calèti, su Pan delle spiagge lo giuro,
no, che Lacone rubata non t’ha la pelliccia; e se mento,
possa impazzire, e giú da quel picco gittarmi nel Crati.

COMATA


No, per le stesse Ninfe palustri, brav’omo, lo giuro,
ch’essere voglian con me benevoli ed ilari sempre,
no che Comàta rubata di furto non t' ha la zampogna.

LACONE


Vo’, se ti presto fede, patire le doglie di Dafni.
Ma se un capretto, una cosa da nulla!, vuoi mettere in pegno,
vo’ gareggiare nel canto con te, sinché tu dica; basta!

COMATA


La scrofa gareggiò con Minerva, una volta! — Il capretto
eccolo. Adesso tu metti qui, ben pasciuto, un agnello.

LACONE


Ti sembran patti giusti, volpone? Chi tondere peli
vorrebbe, anziché lana? Chi mai la primipara capra
metter da parte, e munger vorrebbe decrepita cagna?

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.