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TEOCRITO COMATA No, non ci vengo, costi! Qui ciperi, qui sono querce: ronzano Si bugni qui d’intorno, soavi, le pecchie: son due fontane qui d’acqua gelida: agli alberi in vetta fanno susurro gli augelli. Quest’ombra non è come quella ch’è presso te: questo pino dall’alto mi gitta le pine. LACONE Se presso me tu verrai, qui pelli di pecore e lane calpesterai più soavi del sonno. Le pelli di capra putono, dove sei tu, più assai che tu stesso non puti. — Un gran cratère offrirò di candido latte a le Ninfe, un altro n’offrirò colmo d’olio; né il dono m’incresce. COMATA Calpesterai, se qui tu verrai, morbidissime felci, qui nepitelle in fiore. Tappeti di pelle di capra, ch’è quattro volte più molle di quella di pecora, avrai. — Innanzi a Pane vo’ collocare otto secchie di latte, otto catini pieni di favi ricolmi di miele. LACONE Dunque, gareggia di li: di li suoni pure il tuo canto: tièniti pur le tue querce, sta pure sul tuo. Ma giudizio chi sopra noi farà? Deh, qui fosse Licòpa il bifolco! COMATA A me, per conto mio, non serve. Però, se tu credi, diamo una voce a quell’uomo, a quel boscaiolo, che coglie
eriche proprio li, presso te. Non lo vedi? È Morsone.