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il mistero del poeta 115

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Un piccolo signore ne discese, chiuse lo sportello e vi appoggiò i gomiti parlando vivacemente ad alta voce. Subito dopo udii un riso e un’altra voce che mi pietrificarono.

Sie Böser! Cattivo!

Era Violet.

Mi fermai, palpitante, a due passi dalla carrozza. L’uomo voltò il capo verso di me. Allora girai dietro la carrozza, mi fermai in mezzo alla via, fingendo di guardare il tetto e i pinnacoli della casa Nassau che spuntavano nel chiaro di luna. Violet e colui continuarono a parlare, lei in tono affettuoso, egli in tono gaio. La voce sconosciuta non era giovanile. Pareva che disputassero sul vedersi o non vedersi all’indomani. — E così? — disse finalmente miss Yves — A posdomani mattina? — A posdomani — rispose l’altro. — Alla stazione, alle sei e mezzo.

Si salutarono. L’uomo entrò nel caffè e Violet si chinò avanti per parlare al cocchiere. Allora io dissi abbastanza forte i due primi versi della poesia tanto a lei cara:

Ah no, se tu m’ami, vorrei
Posar nel più fondo vallon.

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