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XIII.


L’indomani mattina uscii di casa alle cinque e mezzo. Piovigginava, la nebbia velava, in fondo alla via il torrione rotondo del Frauenthor. M’incamminai verso il posto dove avevo incontrato Violet. Non si vedeva anima viva, il caffè Sonne era tuttavia chiuso, si udiva solo la quieta voce della vicina fontana di bronzo. Per andare nella Burgschmiedstrasse dovetti attraversare la città grigia di nebbia, deserta, fantastica nella sua venerabile vetustà. Vidi fra ponti potenti un fiume scarso, avvallato entro due argini di casupole nere, coronati di torri e di pinnacoli perduti nei vapori; vidi squisiti monumenti intatti di un genio morto; vidi santi, frati, guerrieri di quel tempo antico, pietrificati sugli spigoli delle case, infissi sopra le porte, sui parapetti

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