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164 il mistero del poeta

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A te, bionda fanciulla, io bevo il vino biondo,
  Il riso del tuo sole, de’ colli tuoi l’odor.
  Bevo e mi veggo sorgere dentro al pensier profondo
  Il Reno sacro, i clivi, torri, vigneti e fior.

Bevo ed il vin divampami nell’estro suo straniero,
  Mi batte ed arde un novo cor di poeta in sen.
  Bevo e mi bacia un alito, un’anima, un mistero
  Che dal più dolce fiore de la foresta vien.

Violet fu richiesta di tradurre a voce le due strofe, e le tradusse speditamente, facendomi ripetere ciascun verso. Solo gli ultimi due la fecero esitare. Tradusse mi bacia con ich fühle (io sento), e provai in questa infedeltà la squisita dolcezza di essere inteso.

Ammirai quindi la sua perfetta disinvoltura nella parte che si era imposta di parlarmi e farmi parlare con lei. Tanta forza di volontà e di intelligenza era una rivelazione per me, che n’ebbi uno slancio d’orgogliosa gioia e compresi forse per la prima volta quanto sarebbe stata potente la unione delle nostre anime. Solo una volta smarrì, voluttuosamente per me, la signoria di sè stessa. Si parlava di letteratura. Mi avevano fatto confessare ch’era la mia occupazione, e il professor Topler, il fidanzato, mi disse alludendo

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