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il mistero del poeta 171

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Nel congedarmi dalla comitiva, dissi a Violet che sarei forse rimasto qualche tempo ad Eichstätt, e che speravo rivederla e in buona salute. Mi rispose ch’era ospite della signora Treuberg. Questa mi aveva già invitato a casa sua.

Appena fummo soli, Topler cominciò a brontolarsi, camminando via curvo con gli occhi a terra: — Oh che bestia! Oh che bestia! Oh che povera stupida bestia!

Non pensavo a domandargli di chi parlasse; ero nella massima angustia e pensavo solo al modo di procacciarmi presto notizie. Intanto gli chiesi, coll’accento più indifferente che seppi, se la signorina fosse cagionevole di salute.

— Ma non vede? — mi rispose incollerito come se l’avessi offeso. — Non s’è accorto? Non ha osservato? Non capisce che non può camminare? E mio fratello la vuol sposare per forza! Non gli dice stupido?

— Oh no! — esclamai.

— Come, no? — gridò Topler. — Come, no, se lei sposerebbe me più volentieri di lui?

Non potei a meno di sorridere.

— È sicuro — riprese l’altro. — Per lui ha

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