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XVIII.


Erano appena suonate le due pomeridiane quando m’avviai a casa Treuberg. Camminavo a capo basso e ho nette in mente le ombre delle case lungo il marciapiede che seguivo. Fino al momento di uscire dall’albergo avevo molto fantasticato se la vedrei, se non la vedrei, se potrebbe parlarmi o no; postomi in cammino, non fui più in grado di pensare a niente.

Suonai e domandai della signora. La cameriera mi rispose che tutta la famiglia era uscita, che c’era in casa soltanto la signorina Yves.

Mi balzò il cuore. Provai una sensazione di sgomento e di riverenza, di gratitudine violenta verso Dio quasi come quando rifeci il sogno

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