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XX.


Verso le sei pomeridiane di quello stesso giorno, quando stavo per uscire dall’albergo, il dottor Topler entrò da me.

— Eccomi — diss’egli.

Non lo attendevo e non avevo ancora pensato bene il modo d’incominciare la mia confessione. Vedendomi perplesso, Topler aggrottò le ciglia, prese quell’aria grave che molti prendono in ciascuna parte del mondo, quando temono si chieda loro del denaro. M’affrettai a dirgli ch’era venuto il momento di fargli sapere perchè fossi ad Eichstätt.

La sua fronte si spianò. Come si celasse nell’anima sua calda e franca una segreta punta di avarizia, non lo so, ma vi era; e certe tracce del

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