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234 il mistero del poeta

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— Un saluto di miss Yves?

Ella non rispose; mi disse invece sottovoce e in fretta: — Voglio bene a Violet, mi rincresce che sposi il professor Topler.

Dimenticai ch’eravamo in istrada, le presi una mano, gliela strinsi. Un subito rossore le divampò in viso; ritirò la mano. Le chiesi scusa, ciò che la fece arrossire ancor più. — È un’idea mia — disse — quello che faccio, — Nessuno dovrà saperlo mai mai. Mi prometta che non dirà niente a nessuno.

Povera cara fanciulla, se avesse avuto ancora la sua mamma non avrei mai saputo nulla di quest’idea, probabilmente, neppur io; così seguiva il suo cuore caldo e la sua testolina immaginosa. Però esitava, aveva paura, come un ragazzo che conduce solo un cavallo ardente, ne gode e trepida.

— Mi prometta anche questo — soggiunse dopo una breve pausa — mi dia parola d’esser sincero con me. Pensa male di me, crede che sia una pazzia di mescolarmi in questa cosa?

— Ma no! — esclamai.

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