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238 | il mistero del poeta |
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Mi parve che si ostinasse in parte per divertirsi, in parte per la fierezza del suo spirito ribelle a qualsiasi violenza. Lessi in pari tempo sul suo viso che non avrebbe ceduto a un re.
— Non deve credere, — soggiunse, — perchè Le ho detto tanto, che Le direi tutto! E adesso io ritorno sola in città. L’avverto che Violet parte alle quattro e mezzo.
La ringraziai di quanto aveva fatto per me, di quello che sapevo e di quello che non sapevo; ma ella rifiutò i miei ringraziamenti dicendo che cercava solo il bene della sua amica, e che non poteva soffrire il signor Topler con tutta la sua gran bontà noiosa, che ciascuno lodava. Un uomo così vecchio, così goffo, così plump, voler sposare Violet Yves! Ma la colpa maggiore era di quegli stupidi zii di Norimberga.
Ci dividemmo. Ella rientrò in città, e io m’indugiai un tratto sui prati a cercar senza frutto che potesse esser mai l’altra cosa taciuta.