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il mistero del poeta | 337 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Il Mistero del Poeta (Fogazzaro).djvu{{padleft:341|3|0]]spesso ancora; aveva sorrisi fini e parolette brevi ch’entravano nella gente come spilli. Lo riconobbe, ma protestò d’essere sempre in lotta, a questo proposito, colla sua inclinazione e sostenne che il sentirsi tanto felice, l’amare e l’essere amata la rendevano insensibile al ridicolo.
— Dunque — diss’ella — questo senso del ridicolo non dev’essere una cosa buona, non deve potersi accordare con la pienezza della felicità e dell’amore. Anche tu cercherai di perderlo, non è vero?
Rise ancora, vedendo la mia faccia dolente, quasi sgomentata; e mi domandò se fosse un’impresa tanto difficile. Risposi che sì ed ella mi replicò, che essendo artista, potevo sfogarmi senza malignità nei miei libri.
— Però — dissi — sarebbe meglio di frenarmi anche lì?
— Forse sì — mi rispose sottovoce — forse i libri più nobili non rappresentano il ridicolo.
Sostenni con calore, con troppo calore, che ciò non era esatto; e cercai quindi scusarmi dalla taccia di malignità, dissi che quando ero ridi-