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il mistero del poeta 377

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«Io non voglio più pensare a lui nè alla sua minaccia d’uccidersi; ne l’ho rimproverato come d’una viltà, e non posso aver altri doveri. Ora voglio solo esser tua, irrevocabilmente tua il più presto possibile, e poi andar lontano; dove ti piacerà, ma ben lontano.

«Vieni alle nove; ho già parlato a Steele per affrettare il matrimonio; Paolo è un caro amico pieno di zelo, e, per fortuna, si trova in ottime relazioni col vescovo di Magonza. Combineremo tutto.»

Ho già detto come i nostri amici non approvassero che si facesse a Rüdesheim il solo matrimonio religioso, salvo a fare il civile in Italia. Ora le pratiche per il matrimonio civile erano bene avviate ma non compiute, e lo stato di Violet appariva tale che Paolo mi disse — adesso è una questione di vita o di morte — e partì immediatamente per Magonza.

Eravamo a martedì, e la prima pubblicazione, sì a Rüdesheim che in Italia, doveva farsi alla domenica seguente. Non so come l’amico Steele abbia potuto persuadere il vescovo; insomma, vi fu uno scambio di telegrammi fra Magonza

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