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DEL FRANCO. 105

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LXXVI.

Oh bella età dell’oro ove se’ ita,
  Quando sbracata andava ogni persona,
  E gl’uomini e le donne alla carlona
  4Facevan quella cosa più spedita?
Oh tutta méle e sollazzevol vita:
  Sia maledetta quest’età cojona,
  Ch’ogni nostra larghezza n’imprigiona,
  8Ed ogni sicurezza ha ’ngelosita.
Ahi! che non più per gli orti si cammina,
  Nè più per le campagne fia ch’io speri
  11Di vederli ruzzare alla supina.
Di sorte che a celare i fottisteri,
  Non pur le case, ma per più ruina
  14Si son trovati ancora i monasteri.


LXXVII.

Aveva un tempo tanta autoritate,
  Ch’eran le forze mie maravigliose,
  Ed a me stava di guarir le cose
  4Dalla malía degli occhi affascinate.
Oggi non ho più quella deitate
  Nè quelle cerimonie pompose,
  Nè pur mi veggio dalle genti esose
  8O chiese o cappelluzze intitolate.
Sacrificj non ho, nè cene o pranzi,
  E a tal son giunto, che a gran pena impetro,
  11Che questo poco nome me n’avanzi.
E per tanto non spiaccia a Dio nè a Pietro,
  Se non potendo andare a potta innanzi,
  14Vanno oggi tutti i cazzi a culo indietro.

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