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DI NICCOLÒ FRANCO. 185

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Il Vendemmiatore e La Priapea.djvu{{padleft:193|3|0]]le pugnalate si bene. E si sa che l’ignorantaccio non ebbe mai ardire di rispondere, non che di provocare coloro che con ingegno e non con malignità sanno scrivere, ed il maggior ardimento che mai mostrasse fu l’aver fatto il motteggevole con i Prè Biagi. Nè mi negherà che al Berni, al Mauro, e al Sanga, che con mille morsi il lacerorono mentre fur vivi, egli non rispose giammai, e volendone dir male, ne disse poi che fur morti. Voletela meglio? sapete come fatti che m’ebbe i sonetti contro, dubitando ch’io non gli rispondessi, mi mandò minacciando per voi medemo. Perche se pur è colui che sí tiene, dovrebbe pigliarla con coloro che glie ne dan cagione, e volendo far conoscere che sa dir d’ognuno, darci a vedere che sappia rispondere pur a tutti. Anzi ha preso in costume di minacciare gli stampatori, udendo che stampino qualcosa contro di lui, e pose i mezzani appresso il Giolito mentre si stampavano i miei dialoghi, per la tema che di lui vi si fusse scritto. Ma non è fuor di giudizio l’ignorante, conoscendo che questa è la via da fare che i da poco gran maestri il tengano per un Dio, e vedendolo in maestà l’adorino, e conoscendo ch’egli morda tutti, e nissun cane gli fiuti addosso, il riveriscano con i buoni, e sendo così, la ragion vuole ch’io non solamente la voglia con lui, come guida de’ tristi da’ quali sono stato offeso, ma mi rivolga a quei vituperosi prencipi, che sono stati e saranno il sostentacolo delle sue infamie, che

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