< Pagina:Il diavolo.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
224 Capitolo ottavo

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Il diavolo.djvu{{padleft:232|3|0]]tutto il suo potere e tutta l’arte sua, come non credere che l’uomo potesse vendergli l’anima a prezzo di ricchezze, o di onori, o di qualsivoglia altro bene mondano, ond’egli, quale signore del mondo, era facile dispensiero? E come non credere ciò, se negli stessi Evangeli si vede Satana offrire a Cristo i regni della terra a patto d’essere riconosciuto per signore e adorato da lui? Naturalmente ancora doveva il patto vestir la forma, e accompagnarsi di quelle cautele che, tra gli uomini, sono prova di legalità e validità, e assicurano l’osservanza reciproca degli obblighi. Di qui la scrittura debitamente distesa e firmata, che il diavolo chiede a chi, in iscambio di tale o tal cosa, s’impegna di dargli, dopo un tempo stabilito, l’anima propria; ed è curioso che mentre il diavolo sente il bisogno di assicurare con un documento in regola e ben chiaro, la fede del suo contraente, questi, di solito, non sente il bisogno di assicurarsi, nello stesso modo, della fede di quello. Vero è che il demonio, quasi sempre, sta ai patti, o almeno, se non allo spirito, alla lettera dei patti, e che gli uomini molto spesso non ci stanno, s’ingegnano di riaver le

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.