< Pagina:Il diavolo.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
238 Capitolo ottavo

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Il diavolo.djvu{{padleft:246|3|0]]sce, con mirabile artificio, un orologio e un organo. Essendo in Roma penetra in un sotterraneo incantato, dove sono accumulati e gelosamente custoditi i tesori di Ottaviano imperatore, poi divien papa. Fabbrica una testa magica, la quale ad ogni sua domanda risponde, e lo assicura ch’ei non morrà insino a tanto che non celebri messa in Gerusalemme. Esulta il pontefice, e fa proponimento di non veder mai la terra bagnata del sangue di Cristo; ma in capo di certo tempo va a celebrare, senza sospetto alcuno, in quella delle basiliche di Roma che appunto è detta di Santa Croce in Gerusalemme. Ammala di subito, e consultata la testa loquace, scopre l’inganno, e conosce imminente la propria fine. Allora, convocati innanzi a sè i cardinali, confessa pubblicamente i gravissimi suoi peccati, in espiazion dei quali, vivo ancora, si fa tagliare a pezzi, e gettare, come immondizia, fuori della casa di Dio.

Altri narrano alquanto diversamente, o aggiungono a tale racconto qualcosa. Il diavolo, sotto forma di un cane nero, accompagnava sempre Gerberto, e da lui direttamente, non da

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.