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Le disfatte del diavolo 349

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Il diavolo.djvu{{padleft:357|3|0]]profonda caverna il diavolo, che aveva presa la forma di un drago, lo legò con un filo, e gli suggellò con un segno di croce la bocca. In Ibernia, il santo abate Munna lo legò con una catena infocata. Altri santi non vollero prendersi cotal briga, o non ci pensarono, e adoperarono in altro modo.

Sant’Apollonio, abate in Tebaide, colse un giorno il demonio della superbia sotto le sembianze di un piccolo etiope e lo seppellì nell’arena. San Contesto, venutogli a tiro una volta non so che demonio, il quale sotto forma di gigante lo sollecitava a lussuria, gli gettò attorno al collo la propria stola, e lo menò in giro, come un cane, per tutta la città. Sant’Illidio ne forzò uno a trasportare due colonne da Treviri nell’Alvernia; san Procopio di Praga forzava parecchi a menar l’aratro sui sassi. Il beato Notchero Balbulo, entrato una notte in chiesa, vi trovò il diavolo sotto forma di cane: gli ordinò di aspettarlo, e tolto un buon bastone, ch’era stato già di san Colombano, glielo ruppe addosso. San Dunstano, abate di Glastonbury, lo trattò anche peggio. Il degno uomo stava un

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