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410 Capitolo decimoquarto

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Il diavolo.djvu{{padleft:418|3|0]]autore del Baldo, il principe dei maccheronici (1496-1544). Nella maccheronea VII di questo poema egli si burla dei domenicani, cui era affidata la inquisizione, e dice essere loro officio porre le streghe a cavallo degli asini,

Officiumque gerunt asinis imponere stryas.

Nella maccheronea XXI descrive in modo oltre ogni dire ridicolo l’officina, la scuola, il lupanare delle streghe, nel regno di Culfora, e si scusa di non dire tutto ciò che sa, trattenuto dalla paura degl’inquisitori, i quali potrebbero giudicarlo degno della mitera e del rogo. In una scena della sua Cortegiana, Pietro Aretino introduce l’Alvigia a piangere la morte della maestra sua, una vecchia strega che l’Inquisizione fa abbruciare; che era tenuta “una Salamona, una Sibilla, una Cronica da sbirri, da osti, da facchini, da cuochi, da frati e da tutto il mondo;„ che osservava tutte le vigilie, e che a lei, sua scolara, lascia tutte le sue masserizie e le cose del mestiere: un’ampolla piena di lagrime d’amanti, carta non nata, orazioni da far dormire, ricette da far ringiovanire, un diavolo chiuso

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