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Il diavolo ridicolo e il diavolo dabbene 413

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Il diavolo.djvu{{padleft:421|3|0]]colto da una irresistibile e strepitosa soccorrenza di ventre, la quale, dice Benvenuto (che usa parole più significative e più spicce), ebbe maggior virtù che non l’assa fetida. Benvenuto allora si mise a ridere, e il fanciullo, levati a quel riso gli occhi, disse che i diavoli se ne cominciavano andare a gran furia, e quando venne a sonar mattutino, disse il fanciullo che pochi ancora ne rimanevano e discosto. Dopo un altro po’ il prete, Benvenuto e gli altri se ne uscirono dal circolo in cui s’erano tenuti stretti, e senz’altro danno che della paura avuta se ne tornarono alle lor case.

Il diavolo ridicolo è, se non meno tristo in sè, certo meno pericoloso e nocivo del diavolo serio, e facilmente si passa da lui al diavolo dabbene. Dare il predicato di buono al diavolo, il quale è il principio stesso del male, pare che non si possa senza contraddizione patente; e pure gli è un fatto che il popolo immaginò una specie di diavolo buono, contrapposto al diavolo malvagio, e che teologi di professione pensarono a una possibile, o a dirittura necessaria conversione finale dei superbi ribelli.

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