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CAPITOLO IX.
Un trovato di Lucy.
Quando Lucy svegliossi la mattina seguente, scoprì di nuovo che tutto era bello nel mare e nel cielo, e che il canto degli augelli era mirabilmente soave. La colazione era stata sparecchiata in quel momento, quando un passo ben noto, sì rapido eppur sì fermo, un passo ch’ella avrebbe distinto fra altri cento, si fece sentire. Lucy si maravigliò, perchè il suo cuore fosse balzato in petto, proprio come Speranza avea detto quando descriveva il modo con cui riconobbe il passo di Battista nel giardino.
Ancora un momento, e il dottore Antonio fu in camera, dritto, gentile e sorridente secondo l’usato, e irradiando, per dir così, benevolenza da tutti i pori. Egli era tutto coperto di polvere, senza avere per ciò apparenza niente affatto peggiore agli occhi di Lucy; perchè quella polvere era segno d’impazienza e desiderio di rivederla.
— «Una malata degna di premio,» cominciò egli, «che ha dormito profondamente, perchè ha buon aspetto. Vedete, mi sono affaticato molto per voi questa mattina.» — E così dicendo fece piover giù una quantità di erbe aromatiche di campo: «ecco del timo, delle spighette, e rosmarino, e biancospino, da disgradarne la bottega del miglior profumiere. Dovreste dire alla Hutchins di farne sacchetti. Non v’ha patchouly o muschio che possa competere con essi.»
— «Grazie, grazie,» disse Lucy; «che fresco odore hanno, mi fanno pensare ai verdeggianti declivii di colline.»
— «Se seguite il mio consiglio,» disse Antonio, «vi serviranno un giorno quando sarete lontana, molto lontana, a farvi ricordare la nostra povera Riviera.»
— «Non mi parlate di partenza, dottor Antonio. Son divenuta tanto appassionata di questa brutta vecchia casa, che mi proverò a presuadere papà di comprarla, e farne un bel casino. Vi dispiacerebbe forse di averci per vicini?» L’espressione maliziosetta del suo volto si addolcì in un sorriso, che l’occhio del dottor Antonio incontrò piuttosto con gravità; eppure vi si trattenne sopra.
— «Ora, dottor Antonio, venite qui, e sedetevi accanto