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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Il dottor Antonio.djvu{{padleft:185|3|0]]rono votati dodici articoli, la base della nuova Costituzione. Ed essendo necessaria la sanzione sovrana, il Parlamento, per evitare il pericolo di sotterfugi in avvenire, pregò il Principe Vicario che ne ottenesse l’approvazione del Re prima ch’egli vi apponesse la firma. Il Principe ne scrisse al Re; e il Re sul margine della lettera mise di suo proprio pugno: «Essendo ciò conforme alla mia intenzione, vi autorizzo a farlo.»
Il partito di Corte si pose subito ciò nonostante a tramare contro le riforme pubblicamente approvate. Fissato il giorno in cui il Re sarebbe andato a render grazie per la ricuperata salute alla chiesa di San Francesco, quel giorno doveva esser fatta una dimostrazione contro la Costituzione. Ma i reali cospiratori avevano fatto i lor conti senza lord Bentinck. Apparsa in istrada un po’ d’artiglieria, e spiegate alcune truppe — questo bastò per reprimere la dimostrazione prima che incominciasse; e il Re rinunziò ad andare a San Francesco, e contentossi di recitar le sue preci in casa. Non fu bensì utile la lezione per lui, o piuttosto per l’incorreggibile Carolina. Non perdutasi d’animo, preparò un altro coup-de-main; per l’esecuzione del quale confidava sulle truppe siciliane raccolte a Trapani e a Corleone: intendeva così sbrigarsi a un tratto degl’Inglesi e della Costituzione. Ma anche questa volta fu lord Bentinck per lei un osso troppo duro. Riuscito vano ogni mezzo di persuasione, si ricorse alla forza; e un reggimento di cavalleria cominciò a circondare di notte la Reggia, bloccandola completamente. E dopo molte tergiversazioni, Ferdinando cedette finalmente alla dura necessità, e consentì alle condizioni di lord Bentinck. Le quali furono: — che la Regina partisse immediatamente di Sicilia; che il Governo fosse immediatamente affidato al Principe Reale; e che fosse conferito a questi l’alter ego senza alcuna restrizione.
«Questa vittoria sul partito di Corte e l’assenza della Regina restituì all’isola un po’ di tranquillità. Il Parlamento potè allora continuare la sua opera di riforme; e furono aggiunte molte clausole importanti alla Costituzione; — fra le quali quella che regolava la successione alla Corona e stabiliva l’indipendenza della Sicilia. L’articolo è steso letteralmente così: — «In caso che il Re di Sicilia ricuperi il trono di Napoli, o acquisti di fatto alcuna altra corona, sarà obbligato a porre sul trono di Sicilia in sua vece il figlio primogenito; o lascerà quel suo figlio nell’isola, cedendogliela, e dichiarando sin da quel momento la Sicilia indipendente da Napoli, e da qualunque