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258 | il dottor antonio |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Il dottor Antonio.djvu{{padleft:262|3|0]]vicenda dal bianco allo scuro e dallo scuro al bianco, secondo che il soffio agita o il lato bianco o il verde-cupo delle foglie. Può bene il servo inglese, di età mezzana, che sta in cassetta, la cui patria sta scritta in modo evidentissimo sulla sua florida faccia e nella elaborata curva dei suoi favoriti grigi-rossicci, rivolti verso la punta del naso; — ben può abbottonarsi il largo soprabito, accennando, mezzo malizioso e mezzo lieto, alla compagna, che dura dura gli siede allato, quasi per dire: — «Questo dunque è il bel paese di cui mi diceste tante maraviglie?»
La povera bella Riviera pareva di certo, in quel triste giorno, miseramente diversa da sè stessa; un paesista dilettante non avrebbe avuto a far di meglio, se non chiuder gli occhi e mettersi a dormire. Un viaggiatore bensì, capace di trarre diletto da altri fenomeni che non sian quelli derivanti dalla combinazione delle forme e del colorito, avrebbe pure scoperto, a traverso di quella fosca atmosfera, qualcosa capace di attrarre la sua attenzione ed eccitare la sua simpatia. Più di una volta la carrozza aveva incontrato drappelli di soldati allegramente marcianti tra il fango e l’acqua, e cantando canzoni che le circostanti montagne rare volte avevano ripetute. Il nome d’Italia, proscritto un tempo, risuonava ora ne’ loro cuori accoppiato con un altro — allora pieno di splendide promesse, ma poi gravido di lunghe delusioni per orecchie e cuori italiani — il nome di Pio IX. Un’aria insolita di vivacità regnava in tutte le piccole città e villaggi sparsi lungo la strada, o sovr’essa nelle alture. Sulla strada maestra stavano crocchi di cittadini di ogni classe, caldamente discutendo, sotto al vento e alla pioggia, gli argomenti del giorno. Bandiere di ogni dimensione ondeggiavano sopra i tetti, o sventolavano dalle finestre tutte spieganti del pari i colori nazionali d’Italia — bianco, rosso e verde. Guardie nazionali improvvisate, senza aver di soldatesco altro che il moschetto, montavano la guardia innanzi ai palazzi municipali decorati di bandiere. Non c’è dubbio, la Libertà, dolcissima dea, aveva soffiato il suo caldo alito su questa terra, e aveva ridestato a vita nuova la popolazione della Riviera, da tanto tempo addormentata.
Nessuno di questi segni de’ mutati tempi andava perduto per la signora dentro la carrozza; la quale li osservava con una premura che aumentava l’etico colorito delle sue pallide gote, e accresceva il malauguroso luccicar de’ suoi occhi incavati. Ad ogni passo de’ suoi celeri cavalli, pareva crescesse l’attenzione che ella poneva in tutte quelle cose; e quando la carrozza ebbe passato Ventimiglia, e