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266 | il dottor antonio |
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— «Ah sì, capisco adesso di chi parlate. Vi chieggo scusa, ma io non sono di questo paese. Il Dottore di cui parlate, partì molto tempo fa, almeno così ho sentito a dire.»
Lucy si appoggiò alla balaustrata, — le ginocchia le si piegavano.
— «E naturalmente voi non saprete,» disse tremando da capo a piedi, «ove si ritrovi?»
— «No, io non lo so, e ho paura che in questi dintorni non lo sappia nessuno.»
In tutto questo tempo, il giovane contadino aveva squadrato la sua bella interrogatrice con molta curiosità e premura. — «Forse,» aggiunse egli alquanto esitando, — «forse voi siete la Signora Inglese che abitò a lungo in questa casa, e fece tanto bene al paese?»
Fu un conforto per Lucy il sentire come fosse con affetto ricordata. Non era dunque spento l’affetto lasciato di sè nei rimasti. Le parole del giovanotto addolcirono alquanto l’amarezza della desolazione di lei.
— «Avete indovinato,» rispose, «io sono quella Inglese. Prendete questo per amor di chi ama molto Bordighera.» E tornata frettolosa alla carrozza, disse al servo di ordinare al postiglione ritornasse all’Albergo della Posta a Mentone.
La pioggia era stata continua durante la fermata di Lucy, ed ella perciò era inzuppata e grondante. La Hutchins le suggerì di fermarsi in qualche luogo a far asciugare i suoi abiti, e a prendere qualche bibita calda; ma Lucy non volle sentir parlare di fermata prima che fosse giunta a Mentone. La promessa di una mancia straordinaria, inspirando nuovo coraggio al postiglione, egli fece girar la frusta attorno al suo capo con tale scoppio da mettere i cavalli immediatamente al galoppo, i quali via corsero scalpitando furiosamente tra il fango e l’acquazzone. Stava per cadere il giorno quando l’inzaccherata carrozza si fermò innanzi all’Albergo della Posta.
Il cielo erasi rischiarato in parte verso ponente, e le rosee tinte del sole cadente fra cumuli di grosse nubi nere, illuminavano un crocchio di persone a lato della porta dell’albergo: — uno di que’ quadri casalinghi famigliari, del quale Teniers o Miries avrebbero fatto una piccola maraviglia. Sopra un banco di legno sedevasi una giovane e bella donna, dagli occhi e dai capelli neri, e un po’ distante da lei un uomo d’in su i trent’anni, di bruna carnagione e di bruni favoriti, con una pipa in bocca, accovacciato sulle calcagna colle braccia aperte verso un roseo e ricciuto an-