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278 | il dottor antonio |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Il dottor Antonio.djvu{{padleft:282|3|0]]dopo lo stabilimento del Governo costituzionale: e valeva però la pena di andarci, non foss’altro per il ridicolo della cosa.
— «Che intendete dire?» domanda lady Cleverton.
— «Per san Gennaro, come dicon qui,» risponde il diplomatico ridendo, «ci verranno tutti i veterani della Carboneria, tutte le celebrità del partito progressista. Un’infornata di rancidi Avvocati e di Medici, faranno ora le prime parti in Corte. Dio mio, come li sberteggerà bene Ferdinando!»
— «Non capisco, come voi, dovendo intendervene meglio d’ogni altro, quale Inglese, abbiate da mettere in ridicolo le dotte professioni,» osserva seccamente lady Cleverton.
— «Ma qual uomo al mondo, mia dolce signora cugina, pensa di mettere gli Avvocati e i Medici napolitani a paragone cogli Inglesi?»
— «E perchè no?» domanda la signora in tono egualmente secco.
— «Non mi fate la ciera sì arcigna,» risponde il bel gentiluomo ridendo, ma non troppo soddisfatto; «perchè realmente io faccio eco alla opinione di tutti. Di questa classe alla quale par vi interessiate tanto, non conosco alcuno, salvo di vista. Sua Eccellenza ha, per buona sorte, messo il nome vostro sulla lista dei forestieri da esser presentati domani. Sarà meglio che ci andiate, e ne giudichiate voi stessa.»
— «Credo che ci andrò,» rispose lady Cleverton; «credo che per veder uomini, il cui nome figurerà in una pagina della storia, valga la pena di andarci.»
Il diplomatico fu assai imbrogliato dalla vedova del suo illustre parente. In fin dei conti, pensò, le migliori del suo sesso direbbero di no, invitate ad andare a Pompei, al Vesuvio e al San Carlo, sotto pretesto di salute e mancanza di animo; ma elleno andrebbero a Corte anche fossero moribonde.
I pronostici dell’intelligente diplomatico non dovevano verificarsi. Quando lady Cleverton entrò nel Real Circolo, trovò ogni persona e ogni cosa che avevano molto l’aspetto che hanno generalmente in siffatte straordinarie occasioni: non si poteva dire nemmeno che vi fosse alcuna mancanza di araldica in quell’assemblea. Forse, grazie ai nuovi elementi introdottivi, v’era più vivacità, v’era certo meno pesante gravità del solito. Se eravi alcuna deviazione dall’etichetta di Corte, l’esempio era dato dal Re stesso, che passava di crocchio in crocchio, parlando e stringendo la mano a ognuno cortesemente, e rappresentando al natu-