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l’osteria. | 33 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Il dottor Antonio.djvu{{padleft:37|3|0]]— «Alcune cortine per la vostra finestra. Tutte queste camere sono a mezzogiorno; e dobbiamo cercar d’impedire che vi si introduca il nostro sole d’Italia.» Così dicendo, e seguendo le parole coll’atto, salì su una sedia, e cominciò a metter nel muro alcuni chiodi quanto più adagio potè.
— «S’impara un po’ di tutto in questi piccoli paesi di provincia,» diss’egli guardandola dalla sua altezza non troppo eroica, e con una delle cortine sottobraccio. «Noi siamo differentissimi da voi abitanti di grandi città: siamo povera gente che non possiamo allettare i mercanti a venire a stabilirsi fra noi. Qui ognuno è per sè giardiniere, falegname, tappezziere, come vedete me in questo momento. Infatti, spessissimo, per risparmiare il piccolo compenso, uno fa da medico per sè.
— «Voi dite noi parlando di questo vicinato,» osservò miss Davenne; «non intendete già dire che apparteniate realmente a questo luogo?»
— «E qual cosa vi fa supporre che io non ci appartenga?» domandò il Dottore divertito da questa osservazione.
— «Non so esattamente,» rispose la signorina; «ma c’è in voi qualche cosa che mi fa pensare non abbiate passato qui tutta la vita.»
— A dirla chiara, intendete dire che non v’ho l’aria sì grossolana quale vi sareste aspettato in un medico di campagna. Siete una fina osservatrice, per la vostra età, signorina.»
— «E quanti anni credete ch’io m’abbia?» domandò Lucy divertendosi anch’essa.
— «Sedici o diciassette al più.»
— «Molto più avanti, ne ho quasi venti.»
— «Ah! davvero? allora mostrate meno anni di quelli che avete. Bene, io devo rendere omaggio alla vostra penetrazione; e confesso che avete ragione in congetturare che io non sia della Riviera. Sono siciliano, e nacqui in Catania.»
— «Mi perdonerete la curiosità: non avete mai dimorato in Inghilterra?»
— «No, non ci sono stato mai,» rispose il Dottore. «Il mio inglese vi fa meraviglia, n’è vero? Vi dirò subito come l’ho imparato. La sorella maggiore di mia madre sposò, nel 1810, un uffiziale inglese di uno de’ reggimenti in quei tempi stanziati in Sicilia. I figli di mia zia furono educati sotto ogni rispetto come inglesini; e avendo balie inglesi, parlavano inglese fin dalla culla. Ora, siccome fui educato