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130 | LEGGENDA PRIMA |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Il libro dei versi (1902).djvu{{padleft:141|3|0]]
Voglio bestemmie ed orgie! - vo’ che si cionchi e rida!»
Così schiamazza il Duca - né alcun osa parlare.
Il Re: Su, olà famigli! - torni tosto il giullare.
(Ei disse appena, ed ecco - squillar le trombe in coro
E apparire un pasticcio - tutto rabeschi ed oro.
Dov’è Papiol, il matto - che dee mangiarlo intero?
Tutti cercan d’attorno - il gobbetto ciarliero.)
Il Re: Com’è suo modo - dee sbucar dalla crosta.
Un Conte: Strano odore! - La mi par troppo tosta.
(E intanto i paggi biondi - colman di nuovo vino
Le vuote coppe e l’anfore. - Si ravviva il festino.
Il Re canta alle turbe e sulle curve fortme
Lo pigia Satana - nell’èreba tana,
Com’onda, com’angue
Mi guizza nel sangue.
Nell’èreba tana - lo pigia Satàna.
Che fa Papiol, che tarda - ad escir dal pasticcio?