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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Il tesoro.djvu{{padleft:311|3|0]] domande, entrò una domestica e disse: — C’è Alessio Piscu che vuole parlarle, signoricca.

— A me? — chiese Elena volgendosi vivamente; ma tosto parve ricordarsi, ed ebbe un gesto di noia.

— Fallo venire qui.

— Cosa diavolo vuole? — domandò Cosimo, ricordando anch’egli le parole d’Alessio.

— Aspetta e lo vedrai — disse Elena.

Entrò Alessio, con un mezzo sorriso su le labbra, e domandando a tutti come stavano scrutò il volto di Elena; ma la vide così fredda e contenuta che smise di sorridere; provò poi un senso di freddo e di timore, e sentendo tutta la falsità del suo passo, prima sembratogli facilissimo, si pentì d’esser venuto.

— Siediti — disse Giovanna, porgendogli una sedia. Egli sedette, stette zitto e vi fu un momento di silenzio imbarazzante. Elena lo guardava, e sentendo tutta la sua confusione, gli venne con disinvoltura in aiuto.

— Ti manda Cicchedda, forse?

— Sì — rispose Alessio arrossendo, poi disse rapidamente: — Sta molto male e forse se ne muore; io son venuto per contentarla. Abbiamo una bambina e desidera che la tenga a battesimo tu, Elena....

Donna Francesca lo guardò fisso, sbalordita e scandolezzata: dopo tutto era cosa strana che un uomo della tempra d’Alessio facesse una

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