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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Il tesoro.djvu{{padleft:320|3|0]] sentì una vaga tristezza subentrare alla profonda dolcezza provata davanti al primo orizzonte invaso d’azzurro.

Elena pensava sempre a Paolo.

Guardando su valle Manna e lasciandosi dietro la visione triste e solitaria dei pendii rocciosi, scendenti con la selvaggia poesia dei lentischi e delle pietre fino a Valverde, Elena e Cosimo presero il sentiero che conduceva a Nuoro.

Il sole al declivio batteva dolcemente sui loro volti, sul loro cuore e sui cespugli del sentiero.

Cosimo aveva pensato al padre, morto e sepolto in terra lontana, morto in cerca d’onesta fortuna pei figli suoi — e, stendendo la bianca mano affilata, guardava l’anello che sprizzando acute scintille al sole parea avesse un’occulta voce di ricordo e rimprovero.

E mentre nei suoi profondi occhi balenava il riflesso del diamante incastonato nell’anello paterno, Cosimo mormorò piano piano, quasi fra sè, quei versi di Gautier:

Va, va l’umana carovana e vede
Qualche cosa di verde a l’orizzonte....

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