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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Il tesoro.djvu{{padleft:343|3|0]] camente chiuse, battè con violenza. E la mano picchiò sulla porta quasi con la stessa violenza.
Venne ad aprire una domestica, con gli occhi rossi e gonfi, e la testa imbacuccata in un fazzoletto nero.
— La signora Bancu? — chiese Paolo sapendo che ad ogni modo sarebbe uscita Elena a riceverlo.
— Favorisca — disse la donna precedendolo con passo grave per la scala semibuia.
Nel salotto eguale penombra. Paolo restò in piedi vicino alla porta, fissandola intensamente; un tremito leggero, ch’egli cercava invano di dominare, gli agitava la mano sinistra.
Era una vibrazione indefinita, che partiva dal cuore, una vibrazione di gioia, d’attesa e d’inquietudine.
Perduta la sensazione del tempo, in quella penombra silenziosa, i pochi minuti d’attesa parvero lunghissimi; il tremito aumentava, comunicandosi al polso, a tutto il braccio.
Il movimento della porta che si apriva lo rese ancor più forte, ma invece d’Elena apparve Peppina Marchis, e appena Paolo l’ebbe distinta sentì la sua mano chetarsi.
Peppina s’avanzò col suo bel passo aristocratico, la testa un po’ indietro, fissando Paolo.
— Scusi, signore — disse con evidente sorpresa — lei è a Nuoro?