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III.


In questo frattempo, fra gli avvenimenti che recavano molti cambiamenti ed anche molte seccature, Agada e Costanza avevano trascurato il loro famoso affare, senza però dimenticarlo.

Ne parlavano sempre; spesso Costanza ci tornava sopra improvvisamente, con una frase vaga e misteriosa, e zia Agada rispondeva subito a proposito, quasi stesse appunto pensandoci.

Una sera Costanza disse, sollevando all’improvviso la testa dal cucito:

— Lo diciamo ad Alessio, zia?

— Uhm! — disse Agada — ci ho pensato anch’io, ma non mi pare che vada bene. Ha le stesse idee di tuo zio, e riderà di noi e andrà a ripeterglielo e ne faranno un baccano.... Lascia stare; è meglio anzi che Salvatore abbia dimenticato.

Allora Costanza propose di far ella medesima la risposta; l’aveva già ideata.

— Sentite, scriviamo così. Che ci dicano il nome della figlia e del collegio dove studia; che non abbiamo ancora il denaro da mandare, ma che ce lo procureremo presto. Intanto prendiamo informazioni del collegio, della figlia, e vediamo cosa c’è da sperare.

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