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— Sfido io! — pensò Giovanna, che non aveva mai inviato una lettera per posta.

— Come rispondiamo?

La risposta da farsi era quella suggerita da Costanza: senonchè, per maggior prudenza, si dovevano indirizzare ad Elena le ulteriori notizie del tesoro.

— Capirai, se vedono arrivare altre lettere da Parigi all’indirizzo di zio Salvatore, possono insospettirsi e far commenti. Invece io posso avere qualche relazione in Francia, tanto più che le lettere indirizzate a una donna possono essere magari di una modista.

Zia Agada, che non aveva voluto ceder la lettera a Costanza, s’era lasciata suggestionare da Elena, affidandosi pienamente a lei: se poi l’affare riusciva, il matrimonio di Cosimo con la signorina Honoré, era bell’e fatto!

— Ottocentomila lire! — esclamò Giovanna, chiudendo gli occhi, quasi per scorger meglio la luminosa visione. — E ne danno un terzo. Umh! Se Cosimo sposa la signorina resta tutto a noi! Ma dove sarà? ma dove sarà questo tesoro?

— Forse nelle tancas di zio Salvatore. Il capitano dev’essersi informato, deve aver ricordato il suo nome. Che cosa curiosa! — disse Elena ridendo. — Io non posso crederci, non posso convincermi. Ci sono tutte le probabilità di una truffa. Infatti, perchè il capitano, fuggendo dalla Francia, non portò con sè la figlia?

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