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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Irving - Il fantasima sposo (1824).djvu{{padleft:12|3|0]]contado (e chi vorrà saperne meglio di loro?) assicuravano il padre che non v’era una bellezza eguale in tutta la Germania. Era di più stata allevata con grandissima cura sotto la soprintendenza di due zie pulzelle, le quali, speso avendo alquanti anni della prima loro età in una delle picciole corti Germaniche, erano perite in tutti i rami della scienza necessaria all’educazione d’una bella damina. La mercè delle loro istruzioni, divenne essa un miracolo di perfezione. All’età di dieciott’anni sapeva ricamare a maraviglia, e tessuto aveva in tapezzeria delle intiere storie, con tal forza di espressione nelle fisonomie che pareano tante anime del purgatorio. Sapea leggere senza troppa difficoltà, s’avea compitate parecchie leggende sacre, e quasi tutte le cavalleresche maraviglie dello Heldenbuch. Notabili progressi avea fatto anche nello scrivere; che valeva a segnare il suo nome senza lettera lasciare, e così leggibilmente che le sue zie poteano rilevarlo senza l’ajuto degli occhiali. Era poi famosa per fare delle picciole cosettuccie donnesche d’ogni genere, altrettanto, inutili quanto eleganti; versata era nell’astrusissima danza del giorno; suonava un certo numero d’ariette sull’arpa e sulla chitarra, ed avea tutte le tenere ballatette dei Minnielieder a memoria.
Quelle sue zie non meno, state essendo grandi sfacciatelle e civettuccie a loro anni più giovanili, erano mirabilmente fatte per essere custodi vigilanti e severe censuratrici della condotta della loro nipote; poichè non v’è guardiana tanto rigidamente prudente e così inesorabilmente decorosa, come una civetta straffatta. Di raro si sofferiva che uscisse loro di vista; mai non andava oltre i confini del castello senza essere bene accompagnata, o più veramente, bene osservata; le si faceano continue prediche intorno allo stretto decoro e all’obbedienza implicita; e quanto agli uomini — poh! — gli uomini, le s’insegnava a tenerli in tale distanza ed in così assoluto sospetto che a meno di esservi propriamente autorizzata, non avrebbe essa gettato uno sguardo sul più bel cavaliere del mondo — no, nemmeno se fosse stato per morire a’ suoi piedi.