< Pagina:Irving - Lo straniero misterioso (1826).djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
26

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Irving - Lo straniero misterioso (1826).djvu{{padleft:30|3|0]]essa di amabile e di pregevole allora scaturì. Io vivea bensì ritirato come quando stava in convento; ma quanto era differente dal primo il secondo ritiro! Qui il mio tempo impiegavasi or nudrendo la mia mente di alte e poetiche idee, or meditando quanto vi era di straordinario e di grande nella Favola e nella Storia, ora studiando e dipingendo tutto il bello e il sublime che la Natura offeriva. Io era tuttavia una creatura visionaria, fantastica; ma almeno mie visioni, le mie fantasie ad una nobile estasi mi sollevavano. Io considerava nel mio maestro il benefico Genio che mi aveva aperta la regione degl’incanti. È da sapersi che non era egli nativo di Genova, ove lo aveano condotto le sollecitazioni di parecchi nobili, rimasto poi quivi alcuni anni per dar compimento a certi lavori che aveva intrapresi. Gracile assai di salute, affidò l’esecuzione di molti fra i disegni che aveva fatti al pennello de’ suoi scolari. Egli credea ravvisare in me una disposizione particolarmente felice a ritrarre umani sembianti, ad afferrarne di volo le espressioni caratteristiche, ad improntarle con energia sopra la tela. Io era quindi, sempre adoperato ad abbozzar ritratti, e sovente se v’era qualche volto men fornito di grazie, di beltà, di espressione, al mio pennello veniva consegnato. Il mio benefattore trovava tutta la sua soddisfazione nel farmi conoscere al pubblico; e parte forse per l’abilità da me allora acquistata, molto anche per la parzialità delle sue lodi incominciai ad ottenere una certa fama di maestria nel dar espressione ai lineamenti ch’io dipingea.

Uno fra i varii lavori intrapresi in quel tempo dal mio maestro era certo quadro storico, ove si voleano introdotti in effigie tutti i personaggi viventi de’ signori di un palagio di Genova, al quale lo stesso quadro dovea servire di ornamento. Di uno di questi ritratti venne commessa al mio pennello l’esecuzione, e ne era il personaggio una giovinetta che stava tuttavia nel convento assegnato alla sua educazione, e che ne fu fatta uscire per quel tempo in cui la sua

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.