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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Irving - Lo straniero misterioso (1826).djvu{{padleft:33|3|0]]gesse, io tenterei invano descrivere: morte per cui rimasi solo, derelitto e quasi disperato su questa terra. Mi lasciò egli erede della sua tenue sostanza, che veramente, a cagione delle liberali propensioni, del suo animo e del suo tenore dispendioso di vita, quasi al nulla si riducea. In oltre mi raccomandò caldamente, morendo, alla protezione di un Conte che era stato il suo mecenate.
Questo nobile vivea in concetto d’uom generoso; ed era un di quegli amatori delle belle arti, che, larghi d’incoraggiamenti alle medesime, non celano per troppa modestia il lor desiderio di essere reputati per tali. S’Immaginò avere scorti in me gl’indizii di futura eccellenza nella mia professione, e veramente allora il mio pennello non potea dirsi del tatto ignorato: egli dunque prese tosto a proteggermi. Accorgendosi quanto mi tenesse oppresso il dolore, e quant’io fossi per conseguenza incapace di vedermi più a lungo fra le mura del benefattore ch’io aveva perduto, mi sollecitò a passar qualche tempo in una sua villa posta alle rive del mare, nelle pittoresche vicinanze di Sestri di Ponente.
Trovai quivi l’unico figlio del Conte, il cui nome di battesimo era Filippo: giovine circa della mia età, di un aspetto che potea prevenire gli animi a suo favore, di modi che poteano a prima vista abbagliare. Mostrò desiderio di fare stretta lega meco e premura di conciliarsi la mia stima. Sembrommi per vero dire che vi fosse qualche cosa di cortigianesco nelle sue buone grazie e di capriccioso nelle sue inclinazioni. Ma io non aveva altri con cui mettermi in consorzio, e il mio cuore sentiva la necessità di qualche cosa su cui espandersi. Era stata trascurata anzichè no la educazione del mio nuovo amico. Io mi considerava come superiore a lui per facoltà intellettuali e profitto di fatti studii, ed egli tacitamente questa mia superiorità confessava. Il sentirmi suo uguale per nascita infondeva una certa indipendenza ai modi del mio conversare seco lui, nè tardai, a ravvisare l’efficacia dello stile libero da me adottato, perchè non