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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Irving - Lo straniero misterioso (1826).djvu{{padleft:42|3|0]]le frasche di una vite che co’ suoi grappoli faceva ingombro alla esterna parte della finestra. Io vedo tuttavia quelle leggiadre forme che raggiavano di virgineo splendore; quel volto in cui si alternavano il sorriso dell’amore e le lagrime dell’affanno; le migliaia e migliaia di salutazioni con le quali mi accompagnò, allorchè, esitando in un delirio di tenerezza e di angoscia, posi il piè barcollante fuori del viale.
Appena una barca mi ebbe condotto fuori del porto di Genova, con quanto ardore il mio occhio si distendea lungo la costa di Sestri cercando la vista dell’abbandonato soggiorno di Bianca! Nè ebbe tregua finchè non trovò il sospirato punto di luce che tal deliziosa vista gli ripercotea di mezzo agli alberi verdeggianti alle falde delle montagne. Di quanto fu lungo il giorno, d’altrettanto i miei guardi durarono nel fisare sol quella veduta, che s’impicciolì e s’impicciolì, sintantochè non appariva che un punto bianco in lontananza; e tuttavia tanto intenso era il mio vagheggiar questo punto, ch’io continuava a discernerlo quando ogn’altra cosa di quella costa avvolgeasi in una indistinta confusione, e si perdea nel crepuscolo vespertino.
Giunto a Napoli, mi affrettai in cerca del mio domestico tetto: chè mi balzava il cuore in pensando a questo ritorno dell’amor paterno tardatomi per sì lungo tempo. Entrando sotto il maestoso arco della porta del mio avito palagio, tal commozione provai, che cerco indarno parole a spiegarla. Niuno mi conosceva; i servi mi contemplavano con curiosità e maraviglia. Pochi anni di migliorate e svolte facoltà intellettuali aveano operato un prodigioso cambiamento sul povero giovinetto fuggente dal chiostro. Tuttavia il non trovare nel seno legittimo di mia famiglia uomo che mi ravvisasse, era tale idea cui non sapeva adattarsi il mio spirito. Io vedea in me stesso, io sentiva il ritorno del figliuol prodigo; io straniero in mezzo della mia gente: proruppi in un dirotto di lagrime. Nondimeno, appena fattomi conoscere,