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Raccogli in tutto il mondo leggi eque ed utili e che fra loro armonizzino [1]; a tutte poi preferisci quelle che intese dall’universale rendano raro il caso delle liti, cosicchè il comporre le differenze tra cittadini sia opera speditissima e necessaria; chè queste proprietà debbono contenersi in leggi bene ordinate.

Al lavoro proponi premii, alle liti temerarie, multe, affinchè da queste rifuggano, a quello si dedichino. Conosci poi e sentenzia fra coloro che fan piato, non a cagione di favore, nè con regole incerte o ripugnanti fra loro, ma invariabili; poichè si addice ad un Rè, ed è del suo interesse che i decreti sulli diritti di ciascheduno siano immutabili al paro delle buone leggi [2].

Regola il governo della capitale siccome della casa paterna si in rapporto alla liberalità degna di un Rè, si per savio ordinamento, onde tu possa insieme risplendere per magnificenza e bastare alla spesa [3]. [4]

  1. Agitata Locri da sedizioni, si ebbe ricorso all’oracolo. Consultato sulli mezzi di porre un termine a discordie sì funeste, rispose — Datevi buone leggi — (Scoliaste di Pindaro, Olimpiade X. vers. 17. — Memorie dell’accademia francese Tomo XLIII pag. 289) — In questo avviso dell’oracolo è racchiusa tutta la sapienza politica e civile necessaria a ben governare uno stato. Quell’Augusto adunque che con buone leggi imprende a regolare ed assecurare i diritti ed i doveri di un popolo, obbliga la riconoscenza de’ contemporanei e de’ posteri.
  2. Le leggi debbono essere ponderate, per non esporsi al bisogno di continui cambiamenti; perchè questi partoriscono alla cosa pubblica dannose oscillazioni. In ciò gli antichi erano provvidissimi. — Pitagora andato per stabilirsi nel paese de’ Locresi trovò alle frontiere deputati che glie ne vietarono l’ingresso, temendo che volesse consigliare cambiamenti nella legislazione — Noi siamo contenti delle nostre leggi, gli dissero, e non vogliamo farvi mutazione alcuna — (Freret. mem. dell’Accademia Tom. XIV pag.498 sulla fede di Dicearco; e così anche Porfirio sulla fede di Temisto nella vita di Pitagora §.16.)
  3. Potrebbe aggiungersi, fuggi l’avarizia, siccome peste o cancro, perchè semper infinita insatiabilisque, neque copia, neque inopia minuitur (Sallustio de bello Jugurtino); e perchè nullum vitium tetrius quam avaritia, praesertim in principibus et rempublicam gubernantibus (Cicerone de officiis lib. II. cap. 16.)
  4. d’Israele, e nessuno tenne il partito della casa di Davide, eccettuata la tribù di Giuda. (Lib. 3. de Rè cap. XII.)
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