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196 parte terza.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Jessie White La miseria di Napoli.djvu{{padleft:210|3|0]]nelle carceri come indisciplinato, provocante coi compagni, renitente al lavoro.

Ciò non fa caso. Per un numero, che supera di un terzo le proposte dei Direttori e di due terzi le grazie concesse, vengono dall’arbitrio di un Ministro remissioni, commutazioni, riduzioni di pene.

A rimane sfiduciato e scoraggiato: B torna allegramente a riprendere la sua delittuosa carriera interrotta dal grato soggiorno della carcere!

Ha fatto gran senso in Napoli un caso successo a Sant’Eframo in questo anno.

Notisi, che dovendo vivere in mezzo a questi condannati, nessuno dei quali è mai incatenato, e per i quali la camicia di forza riesce un’incognita, è rigorosamente proibito ai guardiani di portare indosso un’arma qualunque. Notisi poi, che molti dei condannati, falegnami, calzolai, ec., hanno sempre in mano, per necessità di mestiere, istrumenti taglienti.

Or bene, mentre a Sant’Eframo i condannati calzolai stavano pacificamente lavorando, uno di essi si alza e freddamente ferisce con ripetuti colpi uno dei guardiani, così improvvisamente, che i compagni sono appena arrivati a tempo a strapparglielo dalle mani prima che fosse vibrato il colpo mortale. Direttore, guardie, compagni rimasero attoniti, perchè costui aveva tenuto un’esemplare condotta durante lunghi anni di prigionia; non aveva mai dato segno di alienazione mentale, ne sussisteva causa alcuna di contesa coll’infelice guardiano. Interrogalo sul motivo del misfatto, costui rispose con freddezza: «Prima di entrare in carcere o di commettere delitto, ho sa-

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