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262 parte quarta.

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CAPITOLO OTTAVO.

Da una città minima.


Sto correggendo le bozze di stampa di questo piccolo volume in Lendinara, graziosa cittadella lungo l’Adigetto che la divide in due parti, e ove a tutta prima direbbesi l’agiatezza abbastanza diffusa. Difatti, oltre a parecchi ricchi possidenti, pregevoli agricoltori, quasi ognuno ha un campicello. C’è mercato il sabato e un tantino il giovedì; Pretura, un caffè che per ampiezza di edificio si può nominare dopo quello Pedrocchi nel Veneto; una popolazione svegliatissima, arguta e cortese con i forestieri. Sopra seimila abitanti Lendinara diede 150 volontarii per la guerra dell’indipendenza, e una famiglia sola fra le più ricche diede cinque figli sopra sette. Benchè il paese sia puramente agrario, gli artigiani potrebbero passarsela benissimo, se non ci fossero 14 chiese, più di 30 preti, 32 osterie e botteghe di liquori (detti sampagnin o sgagna). I preti hanno organizzato il Circolo Cattolico, a cui va aggiunto un Sotto-Circolo di artigiani, i quali contribuiscono un tanto al mese per Messa ebdomadaría; il resto del loro guadagno, salvo alcune eccezioni, va nelle bettole. Il denaro esaurito, eglino e anche altri estranei al Circolo tornano a casa a battere e maltrattare le mogli, esigendo non solamente che esse man-

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