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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|L'Utopia e La città del Sole.djvu{{padleft:178|3|0]]che al lume della medesima non sono tali, come diremo della comunità dei matrimoni; e per questo abbiamo supposta la nostra repubblica nel gentilesimo che aspetta la rivelazione di una vita migliore, e vivendo secondo i dettami della ragione merita di averla. Quindi sono come catecumeni della vita cristiana; perciò dice Cirillo contro Giuliano: che ai gentili fu data la filosofia come catechismo per la fede cristiana. Noi poi ammaestriamo i gentili perchè vivano rettamente se non vogliono essere abbandonati da Dio, e persuadiamo i cristiani che la vita di Cristo è conforme alla natura prendendo da questa repubblica l’esempio, come S. Clemente romano dalla repubblica socratica, e come fecero e il Grisostomo e S. Ambrogio.
Egli è poi chiaro come con questa maniera di vivere vengano tolti tutti i vizi, poiché nè i magistrati hanno ragioni di ambire i posti, e tutti gli abusi che nascono, sia dalla successione, sia dall’elezione, sia dalla sorte, stabilendo noi una specie di repubblica come quella delle grue e delle api celebrate da S. Ambrogio; così pure vengono tolte le sedizioni dei sudditi, che nascono sia dall’insolenza dei magistrati, sia dalla licenza di questi, o dalla povertà, o dalla troppa abbiezione ed oppressione.
Così tutti i mali che nascono dai due opposti, dalle ricchezze e dalla povertà, e che Platone e Salomone considerano come l’origine dei mali della repubblica: cioè l'avarizia, l’adulazione, la frode, i furti, la sordidezza dalla povertà: la rapina, l'arroganza, la superbia, l’ostentazione, l’oziosità, ecc., dalle ricchezze.
Così si distruggono i vizi che nascono dall’abuso dell’amore, come gli adulteri; la fornicazione, la sodomia, gli aborti, la gelosia, le discordie domestiche, ecc.
Così i mali che procedono dal troppo amore dei figli o delle consorti; e la proprietà che tronca, come dice Sant’Agostino, le forze della carità, e l’amor proprio cagione di tutti i mali, come dice Santa Caterina in un dialogo; da lui l’avarizia, l'usura, l'illiberalità, l’odio