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188 | storia |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|L'Utopia e La città del Sole.djvu{{padleft:212|3|0]]ledizioni per i sorci. Ben presto fu riparato a queste assurdità. Proseguirono la loro preghiera alla Dea, supplicandola ch’ell’avesse attenzione a’ suoi popoli e che non volesse abbandonarli quando più abbisognavano di lei, e che loro desse tanto lume di ragione da poter conoscere da quali principj pullulavano tante loro miserie. Tosto udirono rimbombare la vôlta del cielo di soavissima melodia, e raddoppiarsi videro il chiarore del giorno; e quindi scoprirsi ad un tratto il di sopra del tempio, e comparir loro un gran libro di lamine d’argento, formato e scritto in caratteri d’oro, sostenuto per l’aere da quattro mirabili e non più veduti animali, che appoggiavan le zampe sur una gran nuvola di diamante.
Era il primo di que’ misteriosi mostri tutto candido come latte, ed aveva il petto di cristallo tersissimo, al disotto del quale si vedeano e contavano i colpi del cuore tranquilli e ordinati, e ad ogni colpo che dava quell’organo vitale, sentiasi cantare da voci sconosciute, e volare per il puro etere una lettera dell’alfabeto, che arrivate al numero di cinque differenti, tornavano ad essere replicate sempre le stesse, e veniano a dire: Virtù. Era poi l’altro d’un colore cangiante, cosicchè la sua pelle era un prisma, ed avea certe gambe ora corte, ora lunghe, ora sottili, ora grosse, con un paio d’occhi di fuoco, la pupilla de’ quali stringendosi ed allargandosi formava alcune sillabe in questo modo: Industria. Il terzo parea scuoiato, e gli si vedea la carne viva e fresca come rosa, dalla quale usciva un sudore di sangue che gocciolando prendea consistenza prima di arrivare in terra, e divenia tante monete d’oro, e poi tante verghe dello stesso prezioso metallo, che avvicinandosi l’una all’altra formavano e descrivevano per ogni verso questo miracolo: Sensibilità. E l’ultimo avea un collo lungo fino alle nuvole, vestito di squame di bronzo, coi piedi di porfido, e con la coda d’un tronco d’alloro, le cui foglie sibilando parea che dicessero sotto voce: Eternità. Tutti quegli Orsi erano